BIOGRAFIA

Calle, ortensie, azalee: si direbbe Paolo Bigazzi, il pittore delle piante e dei fiori. Ma attenzione, la prima impressione reclama una lettura più attenta di questa pittura così sinfonica e personale, così coralmente allegra, quasi verdiana. L’arte di Bigazzi è sottile e complicata nelle sue motivazioni segrete. Si guardino questi quadri. Mai, o quasi, Bigazzi dipinge en plain air, mai si fa paesaggista; egli ha bisogno di scenari circoscritti, perché vede sempre il mondo naturalistico da un interno: mura, giochi di case, interni con finestre, varchi aperti sulla luce dell’orizzonte dove, ma non sempre, entra la vestita del mare o la tiepida leggerezza dei cieli toscani.

Dunque, intanto, pittore di fiori e piante in un interno. Guardiamo ancora. Certo è la trionfante vitalità colorata di questa flora che tiene il cuore e il centro di ogni quadro di Bigazzi. Ma non è mai sola. Essa vive di contrasti. Queste tele annunciano e sigillano quasi sempre il contrasto fra la dura breccia dei muri pietrosi e calcinati e la tenera fragilità dei fiori; oppure il contrasto è fra lo scaglioso rossore dei tetti e la morbida carnalità delle foglie, delle piante. La natura e la flora di Bigazzi, sono sempre come limitate e contraddette da una realtà diversa, appositiva. Da qui, credo, quel senso sottile di malinconia, di incipiente sfiorimento, di silenziosa promozione di appassire che è, in buona parte, la poesia di questo pittore apparentemente così solare e felice. Guardiamo ancora. Curiosamente i fiori e le piante di Bigazzi sono quasi sempre rinserrate e prigioniere nei vasi, mai spuntano naturalmente dal terreno.  Detto questo, ora si che si può chiamare Bigazzi pittore delle piante e dei fiori.